Dati sul mercato delle attività di tecnofinanza in Italia

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Il 25% della popolazione tra i 18 e i 74 anni ha utilizzato servizi di tecnofinanza

La tecnofinanza, o fintech, è l'insieme di tecnologie che sta rivoluzionando il mondo dei servizi finanziari, offrendo soluzioni innovative, convenienti e personalizzate per i consumatori e le imprese.

La tecnofinanza rappresenta una sfida e un'opportunità per il sistema finanziario tradizionale, che deve adeguarsi alle nuove esigenze dei clienti e alle nuove normative.

Allo stesso tempo, la tecnofinanza può contribuire a migliorare l'inclusione finanziaria, la competitività e l'innovazione del paese. Per questo, è importante favorire lo sviluppo di un ecosistema fintech italiano, basato sulla collaborazione tra le diverse parti interessate: startup, banche, assicurazioni, istituzioni pubbliche, università e centri di ricerca.

Si tratta di un settore in forte crescita, che comprende diverse aree come i pagamenti digitali, i trasferimenti di denaro, la gestione del risparmio, il crowdfunding, il lending, l'assicurazione, la blockchain e le criptovalute.

Secondo una ricerca dell'Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, il 25% della popolazione italiana tra i 18 e i 74 anni ha utilizzato almeno una volta un servizio di tecnofinanza nel 2021.

Si tratta di un dato in aumento rispetto al 18% del 2019 e al 21% del 2020, che testimonia l'interesse e la fiducia degli italiani verso questo tipo di servizi.

Tra i motivi che spingono gli utenti a scegliere la tecnofinanza ci sono la semplicità, la rapidità, il risparmio e la trasparenza.

Fonte: Wikipedia

Ci sono oltre 500 startup fintech in Italia

Il settore delle fintech in Italia è in forte crescita e innovazione, grazie alla presenza di oltre 500 startup che operano in diversi ambiti finanziari, come pagamenti, lending, assicurazioni, investimenti, blockchain e regtech.

Queste startup offrono soluzioni digitali, agile e personalizzate ai clienti, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dai dati. Alcune delle più note startup fintech italiane sono Satispay, Credimi, Yap, Prima Assicurazioni, Moneyfarm e Oval Money.

Le startup fintech italiane hanno attirato negli ultimi anni un crescente interesse da parte degli investitori, sia nazionali che internazionali.

Secondo il report Fintech District 2020, il valore degli investimenti in startup fintech italiane è passato da 189 milioni di euro nel 2018 a 284 milioni nel 2019, registrando una crescita del 50%.

Il 2020 ha visto invece un calo degli investimenti a causa della pandemia, ma anche alcune operazioni di rilievo, come il round da 100 milioni di euro di Prima Assicurazioni e l'acquisizione di Satispay da parte di Square.

Fonte: Intesa San Paolo

Il numero di startup fintech in Italia è aumentato a 350

L'Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di startup fintech, ovvero di imprese innovative che offrono servizi finanziari basati sulle nuove tecnologie.

Secondo il report Fintech District 2021, il numero di startup fintech in Italia è aumentato a 350, con una crescita del 15% rispetto al 2020. Questo dato conferma il dinamismo e la vitalità di questo settore, che ha saputo reagire alla crisi provocata dalla pandemia e cogliere le nuove esigenze dei consumatori e delle imprese.

Le startup fintech in Italia operano in diversi segmenti del mercato finanziario, come pagamenti, lending, assicurazioni, investimenti, blockchain e regtech. Tra le più attive e riconosciute ci sono Satispay, Credimi, Yap, Prima Assicurazioni, Moneyfarm e Oval Money.

Queste startup si caratterizzano per la capacità di offrire soluzioni digitali, agile e personalizzate, che rispondono alle sfide della trasformazione digitale e della sostenibilità.

Fonte: Agenda Digitale

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L'Italia ha raccolto circa 199 milioni di euro in finanziamenti fintech

Il settore fintech in Italia ha registrato una forte crescita nel 2023, attirando l'interesse di investitori nazionali e internazionali.

Secondo un report di Fintech District e PwC, l'Italia ha raccolto circa 199 milioni di euro in finanziamenti fintech nel primo semestre del 2023, superando il totale del 2022 (189 milioni di euro) e raggiungendo il secondo posto in Europa dopo il Regno Unito.

I finanziamenti sono stati distribuiti tra diverse categorie di fintech, tra cui pagamenti, lending, wealth management, assicurazioni e blockchain. Tra le operazioni più rilevanti, si segnalano il round da 100 milioni di euro di Satispay, la piattaforma di pagamenti mobile, il round da 30 milioni di euro di Credimi, la piattaforma di finanziamento alle imprese, e il round da 15 milioni di euro di Oval Money, la piattaforma di gestione del risparmio.

Il report evidenzia anche le sfide e le opportunità per il fintech italiano, tra cui la necessità di una maggiore collaborazione tra gli attori del settore, la digitalizzazione dei servizi finanziari tradizionali, la regolamentazione favorevole all'innovazione e la sensibilizzazione dei consumatori.

Fonte: Crescitalia

In Italia ci sono circa 4000 imprese tecnofinanziarie attive

Il settore delle tecnofinanziarie, o fintech, è in forte crescita in Italia, dove si stima che ci siano circa 4000 imprese attive in questo campo.

Le tecnofinanziarie sono quelle aziende che offrono servizi finanziari innovativi e digitali, sfruttando le nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale, il blockchain, il cloud computing e il big data. Tra i servizi più diffusi ci sono i pagamenti elettronici, le piattaforme di crowdfunding, le banche online, le assicurazioni digitali e le criptovalute.

Le tecnofinanziarie rappresentano una sfida e un'opportunità per il sistema finanziario tradizionale, che deve adeguarsi alle nuove esigenze dei consumatori e alle normative in evoluzione.

Le tecnofinanziarie offrono infatti vantaggi come la maggiore convenienza, la trasparenza, la personalizzazione e l'inclusione finanziaria. Allo stesso tempo, però, devono affrontare delle sfide come la sicurezza, la privacy, la regolamentazione e la concorrenza.

Fonte: Wikipedia

Circa il 10% delle startup FinTech italiane usa il crowdfunding

Il crowdfunding è una modalità di finanziamento che permette la raccolta di fondi, da parte di più finanziatori, a vantaggio di PMI e start up innovative che non sono presenti sul mercato azionario.

Si tratta dunque di una raccolta fondi collettiva che, attraverso l’uso di piattaforme digitali, permette ai singoli finanziatori di partecipare al capitale o al debito delle imprese beneficiarie.

Il settore del crowdfunding in Italia è in forte crescita, soprattutto nel segmento del Fintech, ovvero delle imprese che offrono servizi finanziari innovativi basati sulle nuove tecnologie. Secondo i dati dell'Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano, le startup Fintech italiane (in gran parte Fintech, Insurtech o RegTech) operano soprattutto nel settore dei servizi bancari, dei servizi assicurativi e dei servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo.

Tra le varie forme di crowdfunding, quella più utilizzata dalle startup Fintech italiane è l'equity crowdfunding, ovvero la raccolta di capitale di rischio tramite piattaforme online autorizzate dalla Consob.

Secondo il rapporto "Fintech Italia 2023" di EconomyUp, il 10% delle startup Fintech italiane ha usato l'equity crowdfunding per finanziarsi, con una raccolta complessiva di oltre 70 milioni di euro.

Tra le piattaforme più attive in questo ambito ci sono Crowdfundme, BacktoWork24 e Opstart.

Fonte: Agenda Digitale

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Il 92% delle imprese usa Home Banking

Il home banking è un servizio che permette di gestire il proprio conto corrente e di effettuare operazioni bancarie tramite internet.

Si tratta di una soluzione comoda, sicura e conveniente, che offre numerosi vantaggi ai clienti delle banche. Secondo una recente indagine condotta da ABI Lab, il centro di ricerca e innovazione dell’Associazione Bancaria Italiana, il 92% delle imprese italiane usa il home banking per le proprie attività finanziarie.

Questo dato evidenzia come il home banking sia ormai uno strumento indispensabile per le imprese, che possono così risparmiare tempo e denaro, monitorare in tempo reale la propria situazione economica, accedere a servizi personalizzati e usufruire di opportunità di finanziamento. Il home banking è anche un modo per favorire la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale, riducendo l’uso di carta e di mezzi di trasporto.

Fonte: Crescitalia

La vendita fatture è preferita dal 71% delle PMI

La vendita fatture è una modalità di finanziamento alternativa che permette alle piccole e medie imprese (PMI) di cedere le proprie fatture emesse verso clienti affidabili a una società finanziaria, ottenendo in cambio una liquidità immediata.

Si tratta di una soluzione vantaggiosa per le PMI che devono affrontare ritardi nei pagamenti, esigenze di cassa o investimenti. Secondo uno studio di Crescitalia, la vendita fatture è preferita dal 71% delle PMI italiane come strumento di finanza alternativa.

Questo dato dimostra come la vendita fatture sia ormai una pratica diffusa e apprezzata dalle imprese, che possono così beneficiare di numerosi vantaggi.

Tra questi, si possono elencare: la rapidità e la semplicità della procedura, che richiede pochi documenti e pochi passaggi online, senza bisogno di garanzie reali o personali, la flessibilità e la personalizzazione dell’offerta, che consente alle imprese di scegliere quali fatture vendere, quando e a quali condizioni, in base alle proprie esigenze.

Fonte: Crescitalia

I Mini Bond sono conosciuti solo dal 33% delle aziende

I mini bond sono una forma di finanziamento alternativo che permette alle piccole e medie imprese (PMI) di emettere obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine, in cambio di un tasso di interesse fisso.

Si tratta di uno strumento utile per raccogliere capitali, diversificare le fonti di finanziamento e accedere al mercato dei capitali.

Tuttavia, i mini bond sono anche un prodotto ad alto rischio, in quanto sono emessi da società non quotate, spesso con una bassa solidità patrimoniale e una scarsa affidabilità creditizia.

In caso di fallimento dell'emittente, gli investitori potrebbero perdere tutto o parte del capitale investito. Secondo un report della Cerved Rating Agency, dopo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il mercato potenziale dei mini bond in Italia vale 12,9 miliardi di euro di emissioni.

Questo significa che più di un migliaio di imprese italiane avrebbero tutte le carte in regola per emettere mini bond nel prossimo anno.

Nonostante questo, i mini bond sono ancora poco conosciuti dalle PMI italiane.

Secondo una ricerca condotta da Deloitte nel 2018, solo il 33% delle PMI intervistate era a conoscenza dell'esistenza dei mini bond come strumento di finanziamento. Questo dato evidenzia la necessità di una maggiore informazione e sensibilizzazione sulle opportunità e i rischi legati a questa forma di finanziamento alternativo.

Fonte: Crescitalia

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